Nuovi tetti di spesa prodotti per celiaci
Conoscete i nuovi tetti di spesa per l’acquisto dei prodotti per celiaci inerenti ai buoni mensili emessi dalle ASL in accordo col Ministero della Salute? Lo sapete quali altri cambiamenti ha apportato il Decreto e quali alimenti non sono più erogabili? In questo articolo vi riassumerò tutte le novità entrate in vigore in questo autunno particolarmente caldo per i celiaci di tutta Italia.
Per prima cosa, e per i pochi che non ne fossero a conoscienza, i celiaci ricevono mensilmente un sussidio per l’acquisto di prodotti senza glutine. Il valore di tali buoni varia in funzione della regione, del sesso e dell’età della persona diagnosticata. Erroneamente molti celiaci hanno la convinzione che questo importo serva per l’acquisto totale dei prodotti gluten free, ma non è così. Il buono nasce con lo scopo di andare a coprire il divario di costo tra prodotti tradizionali e quelli privi di glutine.
Come cambia il valore dei buoni per celiaci?
Il Decreto, approvato dal precedente Governo nel quale proprio a capo del Ministero della Salute c’era il ministro Beatrice Lorenzin (celiaca), ha deciso di ridurre la spesa a sostegno degli affetti da celiachia. Questo per andare a contenere i costi per il Servizio Sanitario Nazionale, o almeno questa parrebbe la ragione ufficiale legata a questo cambiamento.
La riduzione media dei buoni nelle differenti regioni è di circa il 19% rispetto ai tetti di spesa precedentemente erogati. L’importo anche in questo caso varia a seconda della regione, del sesso e della fascia d’età, e pare che la diminuzione maggiore sia a carico degli over 60.
Come cambia l’elenco degli alimenti erogabili?
Ebbene si, non soltanto i tetti di spesa hanno subito una variazione, ma anche l’elenco degli alimenti erogabili, ovvero acquistabili con i buoni.
Le aziende produttrici dovranno pertanto adeguarsi e rinunciare ad inserire nel registro dei prodotti una serie di alimenti. Un esempio? Le farine monocomponente, i piatti pronti e solo da riscaldare, le gallette, gelati e barrette. Insomma, una modifica per certi versi opinabile. Qui di seguito trovate la tabella completa pubblicata dal Ministero per avere un quadro ben preciso di cosa è cambiato e cosa è o non è acquistabile coi buoni.
Nuovi tetti di spesa e prodotti erogabili: opinioni a confronto
Sicuramente questa notizia sta tenendo banco sui social e in particolare nei gruppi Facebook legati a AIC e celiachia, evidenziando opinioni molto contrastanti tra i celiaci.
Da una parte i sostenitori che l’assegno erogato sia troppo basso, dall’altra quelli che invece non polemizzano e al contrario pensano sia utile al fine di spendere più attentamente e consapevolmente quanto dato dallo Stato. Il punto è che talvolta, gran parte di coloro che si lamentano, non comprendono che tale contributo non è destinato a pagare l’intera spesa, bensì per sopperire alle differenze economiche dei prodotti privi di glutine rispetto a quelli normali. Alcune persone sono fiduciose in un abbassamento dei costi di tali prodotti, mentre altri sono convinti non cambierà nulla.
A mio avviso se si parla di spesa e aiuto economico, molte persone potrebbero risultare più attente ora, evitando un sacco di prodotti pronti che, seppur da un lato possano essere sfiziosi, non sono assolutamente sani, ragion per cui il Ministero della Salute dovrebbe scoraggiarne la vendita e l’acquisto. Vedo spesso, quando vado a far la spesa, genitori che comprano prodotti per i figli e, avanzando soldi dal buono, buttano nel carrello le porcherie peggiori senza comprendere che tali alimenti vanno soltanto a danneggiare la salute. Peggio ancora si affidano a prodotti già pronti per pigrizia. Su questo argomento probabilmente sono molto “bacchettona”, addirittura qualcuno mi ha criticata pensando non lavorassi per trovare il tempo di cucinare. In realtà da due mesi si, son a casa in maternità, ma per i passati anni ho sempre lavorato uscendo di casa alle 7.30 e rientrando alle 19 quasi, eppure ho sempre dato la priorità a cucinare sano per me stessa. Ho rinunciato ad altro, spesso mi son portata avanti nel week end, ma penso che se si desidera star bene ed essere in salute, l’alimentazione ricopre decisamente un ruolo di fondamentale importanza.
Sempre riguardo alle opinioni inerenti i prodotti erogabili, trovo accettabile il fatto di eliminare prodotti pronti e “cibo spazzatura”, anche se pure su questo aspetto molti si son trovati in disaccordo. Sono dell’idea che il Ministero della Salute debba dare sì un aiuto, ma anche cercare di orientare le persone favorendo una corretta alimentazione. Al contrario mi trovo spiazzata sulla scelta di rendere erogabili i mix e non le farine in purezza, ovvero quelle monocomponente. È risaputo che i mix pronti siano arricchiti con ulteriori zuccheri, addensanti e porcherie varie per renderli più facilmente lavorabili, quindi perché scegliere di promuovere la vendita di questi prodotti a dispetto di farine più sane? Probabilmente sarebbe stato più corretto mantenere quantomeno entrambe nel registro dei prodotti erogabili, anche perché le farine monocomponente possono essere tranquillamente impiegate per la realizzazione di qualunque piatto, quali dolci e salati fatti in casa, pasta fresca, pane e pizze.
A mio avviso, e già in passato avevo toccato l’argomento, trovo che la presenza di questi assegni rappresenti una sorta di tangente regolarizzata per lo Stato italiano. All’estero gli alimenti destinati al consumo da parte dei celiaci non sono così cari e non vengono dati sussidi agli affetti da questa malattia per l’acquisto degli stessi. In Italia più volte mi è capitato di recarmi in supermercati dove accettano i buoni ASL (in Lombardia già da diversi anni è possibile infatti consumarli anche nella grande distribuzione) e trovare uno accanto all’altro sullo scaffale prodotti erogabili e non identici, ma con costi decisamente diversi. Nel concreto: farina di riso pura e semplice, marchio erogabile 1,99 € per 500 grammi, marchio sprovvisto di erogabilità ma ugualmente riportante la spiga barrata 0,49 € per 500 grammi. Riflettiamo anche su questo fattore e su quali siano le ragioni dietro a questo spropositato divario di costo per una materia prima.