Tutti a tavola, tutti insieme!
Interessante iniziativa proposta dall’istituto comprensivo di Fiorenzuola D’Arda, nel piacentino, in collaborazione con AIC Emilia Romagna. Gli alunni della scuola dell’infanzia e delle elementari una volta ogni sei settimane consumeranno tutti un pasto gluten free con l’obbiettivo di sensibilizzare i bambini sin da piccoli su questa intolleranza e far loro assaggiare un menù interamente privo di glutine.
Questo progetto, in via sperimentale, vuole far capire ad ogni bambino cosa realmente mangia l’amichetto celiaco, assaggiare il suo cibo e capire cosa significa potersi nutrire solo di alimenti privi di glutine al punto di comprendere che la sua alimentazione non rappresenta una diversità, ma una risorsa importantissima.
Importanza e visibilità al progetto è stata data anche dalla rivista “Oggi” che ne ha dedicato una pagina intera sul numero in uscita il 18 febbraio.
Trovo che progetti di questo genere dovrebbero essere proposti più frequentemente nelle scuole sin dalla tenera età per insegnare ai bambini che la celiachia non è un disagio, ma è un modo per trovare nuove soluzioni alimentari, scoprire e sperimentare cibi differenti. Inoltre molto utile anche per adulti e genitori che a mio avviso a volte in presenza di queste situazioni si sentono a disagio e pensano che avere un figlio celiaco o un ospite celiaco sia una cosa difficile da gestire.
Come per ogni tipo di problematica credo che bisognerebbe cominciare l’opera di sensibilizzazione sin da piccoli, in quanto i bambini crescendo non vedranno la differenza come un problema, bensì come una ricerca di alternative e novità. Fa tristezza nel 2015 andare in certi locali e chiedere “avete qualcosa per celiaci” e veder camerieri che ti guardano con viso sconvolto e senza troppi problemi ti chiedono “cosa vuol dire celiaco?”, sembrerà una cosa da pazzi, ma a me personalmente è capitato di recente ben due volte! Una cameriera che mi ha appunto chiesto cosa volesse dire celiaco ed una persona che alla domanda “Avete qualche alimento per celiaci” mi ha risposto “si, abbiamo quelle fatte di kamut!”! Credo che in primis chi lavora nel settore della ristorazione debba saper quanto meno identificare con precisione le principali intolleranze alimentari e sapere cosa un celiaco, un intollerante al lattosio o al lievito possono o meno mangiare in modo da essere in grado di dare una risposta corretta alla domanda se “c’è qualcosa che posso mangiare?”. Per lo step successivo, ovvero essere attrezzati in ogni locale per fronteggiare alle intolleranze, ci vorrà sicuramente del tempo, ma almeno la conoscenza teorica delle cose sarebbe un buon inizio.
Monica