Una cena stellare per la Cena di Gala dell’associazione “Il mondo delle intolleranze”
Metti tre nomi illustri nel settore della ristorazione, aggiungi una location da favola ed al comando metti Nonna Paperina, ovvero Tiziana Colombo, e l’associazione “Il mondo delle intolleranze” ed il risultato sarà perfetto ed adatto proprio a tutti.
Come infatti annunciato nel mio articolo di qualche giorno fa, il 26 gennaio si è tenuta la Cena di Gala, la prima di una serie, presso il Castello di Cernusco Lombardone, che vedrà avvicendarsi alcuni chef i quali si occuperanno della realizzazione di piatti rigorosamente “senza”.
In questo caso la cena a sei mani ha visto nell’ordine Theo Penati, lo staff di Tano Simonato (che per un imprevisto non è riuscito ad arrivare in tempo per la cena) ed il maestro pasticciere Roberto Rinaldini. Il menù proposto, rigorosamente senza glutine, lattosio ed a basso contenuto di nichel, ha messo in mostra le doti degli chef i quali hanno dimostrato agli ospiti che essere pronti ad affrontare queste problematiche alimentari trattandosi di una situazione che ormai rientra nella quotidianità. questa tipologia di piatti non deve essere un semplice adattamento per “i diversi”, bensì può diventare tranquillamente una portata per tutti, tanto gustosa quanto bella da vedere e senza nulla da invidiare ai piatti che un tempo avremmo definito “normali”.
La cena di sei portate prevedeva due antipasti, un primo, un secondo, un pre-dessert ed un dessert, il tutto accompagnato da ottimi vini.
Ecco giunto il momento di farvi venir l’acquolina in bocca o, in alternativa, di farvi rimpiangere l’assenza a questo evento.
Il primo piatto che ci è stato proposto è l’uovo perfetto con salsa alla carbonara e pistilli di zafferano ellenico, fiore all’occhiello dello chef Theo Penati è stata arricchita da pancetta tesa e briciole di parmigiano reggiano stagionato 48 mesi. A seguire è stato poi servito il tiramisù di seppia con savoiardo salato senza glutine di Tano Simonato.
Come primo piatto invece un risotto davvero particolare, denominato “cavoli che risotto!” da Theo Penati, prevedeva appunto un risotto con cavolfiore, parmigiano reggiano 48 mesi ed infine una nota di cioccolato fondente, associazione decisamente insolita e particolare. Il secondo realizzato da Tano Simonato prevedeva invece una millefoglie di manzo fassone con cavolo cappuccio rosso, bottarga e riduzione di aceto balsamico.
Infine in ultimo sono stati serviti i capolavori, perché è giusto definirli per quello che sono, di Roberto Rinaldini. Un pre-dessert ed un dessert che da tanto erano belli era quasi un peccato mangiarli, rovinandone così l’armoniosa ed elegante presentazione. In primis è arrivato un mini-strone di frutta e verdura marinata al frutto della passione ed un maca-ral ai frutti esotici. La piccola macedonia infatti aveva al suo interno anche pezzettini di carota e sedano che davano una nota particolare ed un sapore unico nel complesso. Infine il dessert prevedeva una gnam-bellina alle mandorle ed olio extravergine d’oliva al profumo di limone, accompagnata con una crema leggera alle mandorle, cioccolato fondente e latte di soia su salsa di piselli e pistacchio.
Volete ora sapere il mio piatto preferito? Ebbene, quello su cui ero più scettica, perché personalmente non amo mangiare l’uovo “da solo”, è stato invece quello che mi ha più conquistato per la sua particolarità. Una delizia vera e propria, originale ed insolita, che spero di assaggiare nuovamente. Tra i dolci la macedonia con carota e sedano mi ha colpito, come la crema al cioccolato che accompagnava la gnam-bellina, ma sicuramente il maca-ral è stato il mio preferito in assoluto.
Concludo complimentandomi in primis con Tiziana per la magnifica idea avuta nell’organizzazione di questa cena, ma anche con tutti coloro che l’hanno resa possibile e con gli chef che hanno creato delle vere e proprie meraviglie che con orgoglio sottolineo essere senza glutine, lattosio e con un basso contenuto di nichel, alla faccia di tutti coloro che giudicano la cucina dei “senza” inferiore rispetto a quella tradizionale. Convivere con le intolleranze si può in tutta tranquillità, e lo stesso si può fare realizzando piatti pregiati, gustosi e di classe.